Continua la grande rassegna teatrale organizzata dal T.C.A.
Con “Viva la Vida! Frida Kahlo e Chavela Vargas” continua la rassegna teatrale estiva organizzata dal T.C.A. (Teatri calabresi associati) diretto da Domenico Pantano.
Due le tappe in programma, sotto il cielo stellato della Locride, mercoledì 11 agosto alle 21.30 al Teatro al Castello di Roccella Ionica e venerdì 13 agosto alle ore 21.30 alla Villa della Fondazione Zappia di Locri.
Alla cantante Chavela Vargas e alla pittrice Frida Kahlo è dedicato questo omaggio teatrale di Valeria Moretti con Francesca Bianco e Michela Flore accompagnata alla chitarra da Matteo Bottini, per la regia di Carlo Emilio Lerici, una produzione Teatro Belli.
Uno spettacolo emozionante e coinvolgente, ricco di suggestioni per il pubblico calabrese che potrà immergersi nell’affascinante storia, tra arte e vita, di due donne straordinarie.
Frida Kahlo ha 18 anni quando il corrimano di un autobus le trafigge la schiena durante un incidente, dal bacino alle spalle. Rischia di morire, ma riesce a sopravvivere ed è costretta a rimanere a letto per mesi. È allora che comincia a dipingere, iniziando a ritrarre se stessa, l’unico soggetto che riesce a vedere, riflesso su uno specchio sul soffitto. Da qui parte il suo racconto a Chevela Vargas, mitica cantante messicana, in un viaggio poetico e visionario che, intrecciando musica e teatro, ci conduce nella vita di una delle figure più carismatiche della cultura messicana. Dall’amore con Diego Rivera, che lei stessa definiva “il secondo incidente grave” della sua vita, agli anni rivoluzionari e al rapporto con Trockij.
Francesca Bianco, che dà voce alla pittrice, e Michela Flore al canto si alternano in uno scambio che ci conduce in atmosfere oniriche, accompagnate alla chitarra da Matteo Bottini, in cui arte, musica e vita appaiono imprescindibili.
Quando erano vive, le due artiste già destavano curiosità e interesse. Frida, la pittrice, ci magnetizza ancora adesso per la sua bellezza e fierezza, per la poeticità del suo abbigliamento, per l’arte sorprendente, per la fiammante fede politica, per le turbolente vicende amorose: dal marito Diego Rivera (sposati, divorziati, risposati) alla liaison con Trockij, più qualche “divagazione” femminile. Anche Chavela aveva un costume per affrontare la scena del mondo: il poncho e quando morì fu proprio quel poncho che i suoi sterminati ammiratori che gremivano la chiesa e le strade vollero fosse posato sulla sua bara.
Intensità e passione, dunque, gli elementi di un racconto che saprà incantare gli spettatori e che conferma la qualità del cartellone proposto dal Circuito teatrale calabrese T.C.A. e dal suo Direttore artistico Domenico Pantano.