Zitella o maritata, sempre femmina è, perché «una donna di Calabria vale quanto l’uomo d’ogni altro paese», scriveva lo scrittore calabrese Vincenzo Padula.

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«Una donna di Calabria vale quanto l’uomo d’ogni altro paese: i fianchi vigorosi, gli occhi arditi, i polsi robusti, le gote floride, la ricca capigliatura, e l’accento minaccioso la dicono nata nel paese dei terremoti e dei vini forti. Vive sulle montagne? gonna di colore vermiglio, come i gruppi dei lampi che saltellano per le montagne. Vive presso il mare? gonna azzurra come gli olivi, sotto cui mena la vita. Maneggia la conocchia ed il fucile, la spola e la scure ed il suo sguardo è infallibile come il suo fucile. Ti fissa sopra lo sguardo? Ti raddoppia la vita. Ti fissa sopra il fucile? Te la toglie».

Dai canti dei contadini calabresi, citati da Padula nei suoi scritti:

«Io per te stendo il passo, e per te lo ritiro; per te cammino di notte. Vò innanzi alla tua casa: la strada è piena, tu non ci sei, e la strada mi sembra vuota. “O belle fanciulle, che filate al Sole, ov’è la vostra compagna?”. “Ella dimora, o giovine brunetto, sotto quella parte di cielo, dove non è nube”. Come campo pieno di pecore nere, il cielo era coperto di nuvole nere: un solo punto vi era azzurro e sereno come la tua pupilla quando guarda la mia; e sotto quel punto sulla terra era la chiesa e nella chiesa eri tu».

Il Bruzio 1864-65

da “Persone in Calabria” (Rubbettino Editore, 2006)