La coltura del cedro in Calabria rappresenta un grande patrimonio culturale, storico e religioso. È proprio in Calabria, nell’alto Tirreno, che si trova la cosiddetta “Riviera dei Cedri”, un tratto di costa che fino a pochi decenni fa era invaso da alberi di cedro. Qui si produce la varietà “Liscia Diamante”, comunemente detta di Santa Maria del Cedro.

Il cedro ha una forma sferica, con una buccia rugosa spessa, che diventa gialla nella fase della maturazione, e dotata di un profumo dolce e inimitabile. I fiori del cedro sono bianchi e grandi. L’albero fiorisce tutto l’anno, ma i frutti, ricchi di sali minerali, vitamina C e zucchero, si raccolgono tra ottobre e dicembre.

Si tratta di un frutto di origini antiche. Nella Bibbia viene citato circa 70 volte e descritto come il frutto dell’albero più bello e come il pomo proibito del Giardino dell’Eden. Per questo i rabbini di tutto il modo, ogni estate, tra luglio e agosto, si danno appuntamento proprio a Santa Maria del Cedro e, insieme ai contadini del posto, selezionano a uno a uno i cedri migliori per la festa delle Capanne (Sukkoth).

Secondo un’antica tradizione ebraica, fu Dio stesso a indicare a Mosè, durante l’esodo del popolo ebraico verso la Terra Promessa, il cedro (etròg) come una delle quattro piante da utilizzare in occasione della celebrazione religiosa dei Tabernacoli o delle Capanne. La sua diffusione nel bacino del Mediterraneo avvenne per mediazione culturale ebraica.

In cucina viene spesso candito e utilizzato per preparare dolci e liquori. A Natale, invece, è usanza in molti paesi della costa mangiarlo fresco come conclusione del pasto.

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