La Strina è il canto beneaugurante calabrese. Diffuso tra i paesi della regione in varie versioni, si svolge solitamente tra il Capodanno e l’Epifania.

Un’allegra compagnia di musicisti e “cantaturi” bussa casa per casa intonando i versi tipici, aumentando di numero a ogni tappa, fino all’alba. Si augura prosperità e buona sorte e si chiedono doni. Gli strinari suonano gli strumenti tipici della tradizione popolare, l’organetto, la fisarmonica, i tamburelli, la chitarra battente e anche semplici strumenti fatti in casa.

È un rito popolare propiziatorio che esorcizza la fine dell’anno, caccia il male, e regala un augurio gioioso e scherzoso a chi sarà generoso.

La sua origine è pagana e risale agli auspici fatti alla Dea Strenia, la Dea romana preposta ai doni, perché consentisse buoni raccolti dopo i rigori dell’inverno. Da qui nasce anche la tradizione dei regali ai bambini, in quella che oggi è la festività della Befana.

“Senza essere chiamati siamo venutiDi questo freddo noi non ci spaventiamo

Se aprite la porta e ci diamo la mano”

…cantano così i nostri strinari…

Oggi che questo rito collettivo della musica insieme ci è proibito, e vorremmo tanto cantare e stringerci vicini, l’augurio è che giunga presto la fine dell’inverno, la fine del male e un nuovo inizio per tutti.

E per questo 2021 proponiamo una strina particolare, con le parole di un nostro cantautore, che siano profetiche oltre che poetiche…

“Ma stanotte la guerra finisce

E Achille questo lo sa

Achille stanotte nel letto

Mamma che freddo che fa

Se cadesse la neve

Se ci fosse la neve

Quelli che arriveranno

Chissà come saranno

E se avranno le stesse tue mani

Se saranno più alieni o più umani

E se avranno le solite gambe

Le solite braccia, le solite facce

Ma chiuso nel petto magari

Un cuore più grande

Un cuore più grande

Un cuore gigante”

Quelli che arriveranno

Brunori sas