Il 25 e il 26 marzo lo spettacolo tratto dal testo di Plauto nella versione romanesca di Pasolini

Il Centro Teatrale Meridionale porta in scena “Il Vantone”, trasposizione romanesca del Miles gloriosus di Plauto, nella traduzione di Pier Paolo Pasolini. Un omaggio al grande intellettuale, concepito nel 100° anniversario della nascita.

Dopo aver fatto tappa in vari palcoscenici nazionali, ecco le prossime date calabresi: sabato 25 marzo 2023, alle ore 21.00 all’Auditorium comunale di Roccella Ionica, e domenica 26 marzo, alle ore 21.00, al Teatro comunale “Manfroce” di Palmi.

L’opera teatrale, per la regia di Nicasio Anzelmo, è prodotta dal Centro Teatrale Meridionale diretto dal regista e attore Domenico Pantano.

“Il Vantone” che Pasolini ha tratto pari pari dal repertorio di Plauto, autore esilarante, trasferendolo nella periferia di Roma anni ‘60 in dialetto romanesco, ambientato appunto nella periferia della Città (che l’intellettuale ben conosceva), ha dato vita a uno spettacolo assolutamente divertente, che fa anche riflettere.

Gli anni sessanta, in cui è adattata la commedia, erano gli anni in cui gli intellettuali si domandavano cosa fosse il teatro e quale teatro gli spettatori si aspettassero.

«La scelta di portare in scena una rielaborazione pasoliniana del 1963 di un testo plautino è già di per sé una scelta coraggiosa per vari motivi – sottolinea il regista Anzelmo – Fra questi motivi sicuramente ci sono il fascino della scrittura del poeta e l’idea che lo stesso autore fa trasparire in fase di ambientazione e uso della lingua». «L’uso del dialetto romanesco consente a Pasolini di ricreare le atmosfere popolari tanto care a Plauto, – afferma ancora il regista – recuperando quella spontaneità tipicamente plebea, la sola capace di pulsare di vita propria a testimonianza di una vitalità perduta nell’esercizio del teatro colto in voga in quegli anni».

Una ricerca di un teatro popolare capace quindi di creare uno scambio ammiccante e dialogante tra il testo e il pubblico.

L’allestimento firmato da Nicasio Anzelmo indaga ancora più approfonditamente quell’umanità colorata e variegata cara a Plauto, come a Pasolini, pur senza abbandonare la natura farsesca e ridanciana che si sviluppa attorno a Pirgopolinice e Palestrione (padrone e servo) anche se mutata in una pungente commedia sociale.

I pilastri plautini sono ben radicati nella tessitura drammaturgica di Pasolini, in cui gli intrighi amorosi e le beffe dei servi fanno da perno a tutta l’azione disegnando una Umanità bislacca in cui ogni personaggio agisce per il suo solo tornaconto.

L’abilità di chi ha messo assieme lo spettacolo – arricchendolo con musiche originali -, consiste pure nell’aver assemblato una compagnia con figure anche esagerate rispetto ai personaggi. Giovanni Zappalorto ha composto la partitura musicale su testi già scritti da Pasolini; sono tutte musiche originali costruite apposta per il Vantone del CTM e non sono solo canzoni ma anche duetti, terzetti; c’è molta musica nello spettacolo, e tante coreografie e movimenti scenici, quasi dei piccoli balletti.

«C’è un’azione continua, battute a raffica, mai nessuno che stia fermo – sottolinea il direttore artistico e attore Domenico Pantano – se qualcuno declama gli altri attorno fanno qualcosa, un ritmo motorio molto alto che contribuisce alla riuscita. D’altronde quello che volevamo ottenere era proprio uno spettacolo che durasse nel tempo, che potesse andare in scena per svariate stagioni, rispettando anche l’accordo di titolarità concordato con gli eredi di Pasolini, titolarità che ha necessitato un enorme impegno produttivo».

Il cast vede nel ruolo protagonista di Pirgopolinice lo stesso Domenico Pantano, in scena con gli attori Nicolò Giacalone (Palestrione), Giovanni Di Lonardo (Sceledro), Paolo Ricchi (Periplecomero), Fatima Romina Ali (Filocomasia), Giacomo Mattia (Pleusicle e Carione), Anna Lisa Amodio (Acroteleuzio), Claudia Salvatore (Milfidippa).

Le scene e i costumi portano la firma importante di Angela Gallaro Goracci, le musiche sono di Giovanni Zappalorto, movimenti coreografici di Barbara Cacciato, aiuto alla regia Matteo Munari.

Un prezioso spettacolo, che ha già riscosso grande successo di critica e di pubblico e che vede le scene grazie a una produzione che dal profondo Sud tiene alto il nome della cultura italiana e dei suoi giganti.